Il giorno in cui la musica morì

"The day the music died" è una locuzione riferita al giorno della scomparsa di uno dei più influenti artisti della musica pop dagli anni '50 ad oggi: 3 febbraio 1959, il grande Buddy Holly, prematuramente, muore.

Il giorno in cui la musica morì
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Charles Hardin Holley nato a Lubbock, Texas (US) il 7 settembre 1936 e deceduto a  Clear Lake, 3 febbraio 1959, cantautore e chitarrista statunitense, è noto ai più come Buddy Holly.

Poi, del tutto all'improvviso, accadde la cosa più strana, lui mi guardò dritto neglio occhi e mi trasmise qualcosa, qualcosa che non sapevo cosa fosse. Qualcosa che mi diede i brividi.

Bob Dylan, su Buddy Holly. [1].

Il  2 febbraio 1959 Buddy Holly tenne il suo ultimo concerto, al Surf Ballroom di Clear Lake, Iowa (US), ove suonò una decina di canzoni tra cui That'll be the day, Everyday, Oh, Boy!, Peggy Sue e It's so easy . La tournée, il Winter Dance Party tour, fu per lui e altri due sfortunati colleghi - più un giovane pilota d'aereo, l'ultima. Aveva poco più di ventidue anni.

Il giorno della morte di Buddy Holly - quello in cui perirono anche Richie Valens e J.P. "Big Bopper" Richardson - è il punto di partenza per parlare di questo importantissimo cantante e autore di celeberrime canzoni, consegnato alla storia come The day the music died, il giorno in cui la musica morì.

Buddy Holly, classe 1936, è un musicista abbastanza affermato alla fine del 1958; ha diverse hit al suo attivo, apparizioni televisive nazionali e perfino una serie di concerti in Europa.

Buddy Holly è un futuro padre, infatti la moglie Maria Elena è in attesa del primo figlio, probabilmente decide di partecipare al Winter Dance Party per guadagnare dei solidi, si parla di un bel compenso, sebbene il suo desiderio sia rimanere a casa con la famiglia . L'evento si svolge nel midwest degli Stati Uniti, in inverno e con temperature abbondantemente sotto lo zero: non il clima ideale per viaggiare in un tourbus poco confortevole e con un itinerario che non si può definire lineare; sono dieci giorni di "crisscrossing" continuo in cui si va da nord a sud e da est a ovest senza una reale continuità per centinaia di miglia, talvolta fermandosi per dei malfunzionamenti del mezzo. 

Nonostante questo, per un certo periodo, i musicisti si divertono assieme. 

Il Winter Dance Party è un tour che deve durare una ventina di giorni, con una ventina di tappe, e che inizia il 24 gennaio del 1959. A prendervi parte sono, oltre a Buddy Holly, JP Richardson (detto Big Bopper), un DJ texano con una buona hit alle spalle chiamata "Chantilly Lace", un gruppo vocale del Bronx ossia Dion and the Belmonts (poi noti per "Runaround Sue") e Richie Valens, star nascente e famoso per alcune canzoni tra cui la celeberrima "La Bamba". La backing band di Buddy Holly è composta da musicisti assoldati per l'occasione, non proprio la lineup original dei Buddy Holly and the Crickets, in realtà la si può considerare la backing band del tour stesso.

Il 31 gennaio suonano a Duluth,  nel Minnesota, davanti agli occhi di 1200 ragazzi compresi quelli di un giovane Robert Zimmerman (Bob Dylan), il primo gennaio sono invece nel Wisconsin, dove il pullman risente di un nuovo guasto in mezzo alla neve, e un giorno e parecchie miglia dopo, a Clear Lake, in Iowa. E' qui che JP Richardson, ammalato, e gli esausti Buddy Holly e Richie Valens, decidono di noleggiare un piccolo aereo da turismo -  un Beechcraft Bonanza -  per evitare così di affrontare diverse miglia in pullman con una temperatura di circa 19 gradi sotto lo zero. 

Locandina del Dance Winter pary

Una locandina del Winter Dance Party

L'idea di proseguire tramite il piccolo velivolo è di Buddy Holly e a condividerla sono inizialmente Waylon Jennings (bassista) e Tommy Allsup (chitarrista). Jennings poco più tardi cederà ill posto al febbricitante Big Bopper mentre quello di Allsup è oggetto di un lancio di monetine con Richie Valens. Il diciottenne cantante di origini messicane, alfiere del rock "chicano", vince: "Questa è la prima cosa che abbia mai vinto", dichiara felice. 

Il concerto al Surf Ballroom, che pare inizialmente non fosse nel calendario del tour, termina circa a mezzanotte dopo la consueta jam session tra i vari musicisti. Tommy Allsup gioca la sua partita con il destino e perde a testa o croce il proprio posto nel comodo aeroplano noleggiato precedentemente: una gran cosa poter arrivare alla prossima tappa in grande anticipo perchè ci sarà la possibilità di riposare, fare la doccia e lavare i vestiti che non vedono una lavanderia da un po' di giorni.

Finito il concerto, Holly, Richardson e Valens si apprestano a prendere l'areo che li porterà a Moorhead, Minnesota ovvero la tappa successiva. Tutto bene fin qui, a parte la fastidiosa influenza di J.P e la generale stanchezza dovuta ai primi dieci giorni di un giro piuttosto faticoso. Buddy fa un'ultima telefonata a casa e omette di dire alla moglie che proseguirà il viaggio in aereo per evitarle la preoccupazione.

Ad attenderli sulla pista di decollo c'è un giovane e forse poco esperto pilota, Roger Peterson, che decide di volare ugualmente nonostante le cattive condizioni metereologiche. I tre prendono posto nel piccolo mezzo di trasporto e si apprestano al viaggio probabilmente pregustando qualche ora di sano riposo, in attesa che i membri rimanenti li raggiungano sorbendosi qualche ora in più sul bus.

L'aero parte diretto a Fargo, nel North Dakota, dove è situata la pista di atterraggio più vicina a Moorhead. È circa l'una di notte. Il tempo non è clemente e ad un certo punto, non è ben chiaro cosa sia successo e ci sono alcune teorie al riguardo, teorie a volte fantasiose che lasciano un po' il tempo che trovano e delle quali mi riservo di parlare magari in futuro, chi guida il piccolo velivolo perde il controllo. L'aereo precipita poco dopo il decollo. I tre musicisti muoiono sul colpo all'una e qualche minuto del 3 febbraio 1959.

Incidente aereo del 3 gennaio 1959, Clear Lake Iowa

Immagine del velivolo dopo l'incidente del 3 febbraio 1959, a Clear Lake, Iowa, "The Day The Music Died"

I loro copri e quello del pilota vengono ritrovati ad alcuni metri dall'impatto. Buddy Holly lo si riconosce dal cappotto che ha addosso, tanti sono i traumi subiti. È il giorno della morte della musica, secondo il tradizionale modo di dire. 

I familiari, come i numerosi fan, sapranno dell'accaduto tramite la televisione o la radio. La notiza arriva anche oltre oceano dove molti sono i ragazzini che ascoltano affascinati la musica dei Crickets. 

Ma Febbraio mi ha fatto rabbrividire
con ogni giornale che consegnavo
brutte notizie sulla soglia
non ho potuto fare un altro passo
non ricordo se ho pianto
quando ho letto della sua vedova.
Ma qualcosa mi toccó profondamente
il giorno in cui la musica morì

American Pie, Don McLean, 1971

Buddy Holly è stato, è e sarà uno dei più importanti musicisti pop rock di sempre; l'influenza della sua musica toccherà molte anime, è stato motore per Bob Dylan, che gli ha dedicato omaggi dal vivo, sarà presente nella musica dei Rolling Stones che iniziaranno incidendo tra l'altro una cover di Not fade away, in quella degli Hollies di Gram Nash (Crosby, Stills & Nash) e sarà di ispirazione soprattutto per un quartetto di Liverpool (lo stesso tipo di formazione a due chitarre, basso e batteria adottato dal musicista di Lubbock) che, pochi anni dopo l'infausto 3 febbraio, proprio ispirandosi a Buddy Holly daranno il via alla loro fantastica esperienza musicale con il nome di Beatles, omaggio anche questo dato che, come gli scarafaggi, anche i Crickets sono una specie di insetto.

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